La decisione di provare a ripartire a porte chiuse crea una spaccatura tra gli addetti ai lavori. C’è l’attacco dell’allenatore 
L’emergenza coronavirus ha fermato il calcio da ormai un mese e mezzo e si studia una soluzione per ripartire tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Questa decisione di andare avanti ha creato una spaccatura tra gli addetti ai lavori, c’è chi ritiene che la ripresa sia fondamentale e chi invece dice che è prematuro parlarne.
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Coronavirus, Foscarini: “Il calcio non sta dando il giusto esempio”.
Claudio Foscarini, ex tecnico di Serie B, ha dato il suo parere sulle pagine de Il Gazzettino riguardo una possibile ripresa del calcio. Ecco le sue dichiarazioni: “Il calcio deve sempre proporre spettacolo ed emozioni soprattutto al pubblico, invece ora vogliono farlo andare avanti a tutti i costi a porte chiuse ma questo non è calcio. Si può tranquillamente ripartire tra due-tre mesi perché in questo momento lo sport non è una priorità, giocare senza spettatori non è neanche un bel vedere”.
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Tamponi ai calciatori: “Questo sport dovrebbe dare l’esempio ma in questo caso non lo sta facendo. Così i giocatori saranno dei privilegiati perché faranno i tamponi mentre c’è gente che muore perché non può farli. Capisco che dietro ci sono discorsi economici e si vuole andare avanti, ma questo non è corretto. Credo che ci sarà un ridimensionamento nel mondo del calcio perché molte squadre non si potranno più permettere stipendi così alti”. 
Su Cittadella e Padova: “Sono convinto che possono ancora fare bene visto che hanno alle spalle società solide ma chiaramente anche loro dovranno ridimensionarsi”.
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