La leggenda del calcio italiano ha rilasciato un’intervista in cui ha toccato tanti temi: dal Parma alla Nazionale, ecco il Buffon-pensiero
Protagonista di una stagione che lui stesso definisce, a livello personale, “pregevole”, Gigi Buffon non piò essere totalmente soddisfatto del suo ritorno in quel di Parma. Il sogno di salire in Serie A è ormai svanito, nonostante anche nel mercato di gennaio la proprietà americana abbia fatto il possibile per innestare giocatori di qualità. La rimonta è fallita: è già tempo di guardare al prossimo anno.
Senza nascondersi dietro un dito, il Campione del Mondo a Germania 2006 ha espresso tutto il suo rammarico per aver fallito l’obiettivo designato: “Che stagione è stata? Con un po’ di incazzature perchè le cose non sono andate come pensavamo: diciamo che è stato un anno utile per prendere la mira”, ha esordito ‘Superman‘ ai microfoni de ‘La Stampa’. “E poi conferme che cercavo, perchè ho fatto cose pregevoli. Divertimento. Emozioni forti. Avversari e stadi inediti come Terni, Cittadella, Cosenza. Alla fine, tra A e B non c’è così tanta differenza“.
“Il segreto è sentire dentro l’orgoglio, il desiderio di poter essere speciale. Non ho mai voluto sentirmi ordinario, mi annoia la monotonia e sono nemico dei luoghi comuni: credo che siano gli altri a metterti dei limiti e tu finisci per seguirli. Io vado oltre con entusiasmo, confortato ovviamente dai riscontri del campo. Il Parma mi ha dimostrato fiducia: alla mia età, di solito, ogni giorno è un esame“, ha proseguito Buffon.
Non poteva mancare una considerazione su Martin Turk, il portierino sloveno che lo ha sostitutio in cinque gare nelle quali Buffon era infortunato: “Lui veniva al mondo e io perdevo la finale di Champions con il Milan. È importante capire dove sei, con chi devi relazionarti. Non farei presa ammorbando con discorsi da vecchio saggio: punto sull’esempio e, per creare empatia, sulla condivisione anche di banalità, tipo il gioco della morra. Non mi viene difficile, è la mia natura, e mi aiuta a trovare una chiave di comunicazione”.
Inevitabile una riflessione sulla Nazionale e sulla mancata qualificazione a Qatar 2022. Ma non solo. “Se l’Italia si fosse qualificata non credo sarei stato convocato. La meritocrazia è dalla mia parte, ma ci sono altri discorsi cui dare precedenza e rispetto: considerate le scelte degli ultimi anni, è giusto così“, ha concluso il nativo di Carrara.
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