Coronavirus, presidente furioso | Arriva lo sfogo

Duro sfogo del presidente del Brescia, Massimo Cellino, che non le ha di certo mandate a dire. Dalla ripresa all’attuale panorama del calcio italiano. 

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Massimo Cellino, presidente del Brescia (Getty Images)

Il mondo del calcio italiano, e non solo, sta cercando il modo migliore per tentare una ripartenza dopo la lunghissima pausa dovuta all’emergenza Coronavirus. Di questo e molto altro ha parlato Massimo Cellino, presidente del Brescia, che ai microfoni di ‘Teletutto’ si è scagliato contro il sistema calcio: “Questo non è più il mio calcio, questo è un calcio senza futuro. E fare il presidente in Italia è diventato impossibile. E io non posso più accettare di essere ancora ai tempi della Gea: è come sedersi ad un tavolo a giocare a carte con il tuo avversario che nasconde nella manica le carte buone e usa soldi falsi”. Per tutte le ultime notizie sul mercato di Serie B e non solo CLICCA QUI!

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Brescia, Cellino all’attacco: “Giocare? Non mi interessa più”

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Massimo Cellino (Getty Images)

Cellino ha poi rincarato la dose parlando dell’eventuale ripresa: “Non mi interessa più se si torni a giocare o meno, facciano quello che vogliono. E che smettano di strumentalizzare le mie dichiarazioni: la mia linea è sempre stata chiara. Aspettiamo le decisioni della Merkel? E’ vergognoso. Abbiamo un presidente di Lega, uno della Federazione, uno del Coni ed un ministro dello sport e attendiamo gli altri? A me non frega niente della Merkel e dell’Uefa: l’Italia deve decidere in autonomia, siamo senza dignità. E che decidano alla svelta perché io non accetto più questo continuo rimandare. Bastava sedersi ad un tavolo e dividersi gli oneri in parti uguali e pensare alla ripartenza sicura. E invece nessuno molla perché questo calcio pieno di debiti ha già speso soldi non ancora incassati”.

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Pallone Serie B (Getty Images)

Infine sulla sua squadra: “Due o tre scelte sbagliate e ho buttato il campionato. Balotelli? L’ho voluto io, ma s’è rivelato in atteggiamenti extra campo troppo superficiale, bambino. Anche se sia chiaro: non andremo in B per colpa di Mario, sarebbe sbagliato e riduttivo pensarlo. Non è stato gestito bene: se un bimbo è maleducato, la colpa è sempre dei genitori. Ora penso alla salute di tutti i miei ragazzi e dei miei dipendenti, per il resto vedremo. Di certo quello che voglio è un calcio pulito, più equo, non basato su debiti e plusvalenze. Se le cose non cambiano, me ne torno in Inghilterra. Fare il presidente in questo calcio, non fa per me”.

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