Il presidente del Verona, Maurizio Setti, ha parlato della stagione dei suoi svelando anche un retroscena riguardante la panchina di Fabio Grosso.
La stagione dell’Hellas Verona è stata fin qui leggermente al di sotto delle aspettative. Gli scaligeri sono lontani dalla promozione diretta e per arrivare in Serie A dovranno inevitabilmente passare per la lotteria dei Playoff dove la concorrenza è alta. Maurizio Setti, presidente del Verona, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del quotidiano ‘L’Arena’ soffermandosi proprio su questa stagione in Serie B: “Hellas Verona in grave ritardo? Speravo di no. Mi aspettavo di meglio. La possibilità però di acciuffare la serie A c’ è, in un altro modo. Dobbiamo spingere tutti in un’altra direzione. I bilanci si fanno a fine anno, a bocce ferme. Faccio anch’io errori. Una squadra impostata nel modo giusto. Con giocatori di proprietà, altri giovani di prospettiva. Mi auguro che abbia un po’ di fortuna in più, rispetto a quella che abbiamo avuto finora. I play off possono farci raggiungere l’obiettivo. Se noi siamo convinti che questa squadra può arrivare all’ obiettivo, pure i tifosi debbono sostenerla. Possiamo farcela. Credo che il Palermo abbia qualcosa in più per esperienza e fisicità. Ma il secondo posto poteva essere nostro. Ora, senza farci illusioni, cerchiamo di fare più punti e poi magari centrare la A con i play off”.
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Il patron del Verona, Maurizio Setti, ha svelato anche un retroscena sulla panchina di Grosso: “Se ho pensato di cambiare Grosso? Abbiamo avuto un momento, non lo nego, molto difficile. Tante riunioni e riflessioni perchè le cose non andavano. Ma lo sapete non sono per il cambio dell’allenatore. Grosso ha qualità e la squadra lo segue. Lotteremo fino alla fine. Che colpe gli do? Tante volte sarebbe servita più concretezza, in Serie B non puoi giocare su tutti i campi. A volte serviva più la spada che il fioretto. Gli allenatori sono dei testardi, non ne ho avuti molti ma qualcuno si, a partire da Mandorlini per arrivare fino a Grosso. Ci siamo confrontati molto ma ciò che conta è il lavoro”.
G.B.
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