Inizio di stagione altalenante per il Pescara, che è decima in classifica ma a 3 punti dal secondo posto: Luciano Zauri ha parlato della sua prima esperienza tra i professionisti
Un Pescara da montagne russe. La prima stagione di Luciano Zauri tra i professionisti – dopo una vita in Primavera – procede tra alti e bassi, un inizio altalenante con qualche critica furiosa e poi la ripresa. Il ‘Delfino’ continua in ogni caso la sua filosofia totalmente dedicata alla valorizzazione dei giovani. La squadra abruzzese è decima in classifica con 16 punti, ma in ogni caso a 3 punti dal secondo posto. Il campionato di Serie B regala sempre una grande bagarre, con squadre attaccate tra di loro e classifica cortissima.
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Luciano Zauri, allenatore del Pescara, ha parlato di questa sua prima stagione tra i grandi dopo gli anni con la Primavera. “Essere cresciuto nell’Atalanta ti lascia molto, è una scuola di vita”, racconta l’ex capitano della Lazio a ‘La Gazzetta dello Sport’. Il tecnico del ‘Delfino’ continua: “Il primo impatto coi grandi? Ci fu una grandinata memorabile e quando mi presentai al campo ero da solo“. Poi subito l’infortunio di Tumminello: “Pensavo sarebbe stata la sua consacrazione, anche perché senza i gol degli attaccanti si fa poca strada. Giovani? E’ un problema di chi è più in forma, non di età. Memushaj gioca perché è una colonna, non perché ha 32 anni”.
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Zauri parla poi di scelte di vita e di legami con la propria terra, l’Abruzzo: “È un orgoglio essere a casa. Poi c’è anche un piacere quotidiano, spicciolo, andare in giro per la città e sentire il fruttivendolo o il panettiere che ti criticano o ti fanno i complimenti. Splendido. Con Oddo (suo prossimo avversario, ndc) ho condiviso molto, dopo Udine ci siamo lasciati perché volevo fare un passo indietro nelle giovanili. A volte per fare passi avanti devi farne all’indietro. Pescara affidato sempre agli allenatori delle giovanili? Sebastiani di certo è coraggioso, ma avrà visto delle qualità negli uomini. Non ho paura di sbagliare, sbaglia solo chi prova a fare le cose: ecco perché provo a fare l’allenatore”.
F.I.
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