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Salernitana, Ventura senza freni: “Qui per Lotito, ma come un bimbo. Cerci uno swarowski”

La Salernitana ha cominciato bene la stagione con il nuovo corso Ventura: il tecnico granata ha raccontato i motivi del suo ritorno, le ambizioni e le sensazioni

Gian Piero Ventura, tecnico della Salernitana (Getty Images)

La Salernitana riparte da Gian Piero Ventura. L’ex ct azzurro ha deciso di rimettersi ancora una volta in gioco dopo l’esperienza a dir poco negativa (oltre che breve) col Chievo. Quello granata è un progetto serio e ambizioso, in un ambiente caldissimo e l’allenatore classe ’48 ha colto l’occasione: “Sono venuto senza nemmeno aver ben chiaro cosa ci fosse dall’anno scorso. Sono venuto con l’entusiasmo di un bambino. Il merito? Di Mezzaroma, del direttore Fabiani, ma sopratutto di Lotito, ovviamente. È un vecchio amico e mi ha chiamato chiedendomi una mano per ricostruire. A me i progetti, quelli belli, piacciono. E allora ho detto subito sì. Poi ero a casa da 6 mesi, il calcio è la mia vita e allora mi sono detto: Ma sì, vado in campo”.

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Salernitana, Ventura: “Cerci è uno swarowski. La mia vittoria sarà l’affetto dei tifosi”

La Salernitana ha cominciato il suo campionato con due vittorie contro Pescara e Cosenza, per Ventura il segreto è solo il gruppo: “I miei ragazzi sono andati oltre da ogni punto di vista. Li vedo negli allenamenti: non ce la facevano, ma volevano continuare. Una cosa più unica che rara”. Lotito gli ha regalato poi anche il colpo Cerci, pupillo dell’ex ct: “Era stanco di esperienze poco positive e voleva dimostrare di essere ancora un giocatore di calcio – ha detto in un’intervista a ‘Il Mattino’ -. Sta lavorando tantissimo, forse come mai prima d’ora. Con la testa è già molto avanti. È uno swarovski: brilla se lo lucidi, se no si rompe”.

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Ventura, però, non si nasconde e alla domanda ‘chi ammazzerà il campionato?’ la risposta è a metà tra la battuta e la fiera consapevolezza: “La Salernitana (ride, ndc). No, è presto per dirlo. Empoli, Benevento e Cremonese hanno un organico superiore”. E sui tifosi: “Le due vittorie hanno creato i presupposti per vedere l’Arechi più pieno e questo è il mio successo più grande. Il tifoso ama, e quando soffre per salvarsi si distacca. Appena gli ridai la possibilità, torna subito. Da avversario avevo ricordi incredibili dell’Arechi, del suo calore, dell’affetto e dell’attaccamento a questi colori. Ecco: io vorrei far tornare questo prima di tutto”.

F.I.

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