Calciomercato, Zenga pensa all’addio alla panchina: “Ho rifiutato la A”

Dopo l’addio al Cagliari un anno fa, Walter Zenga medita il ritiro come allenatore e svela un retroscena su una panchina di Serie A

Zenga calciomercato Frosinone
Walter Zenga © Getty Images

Da un anno, o poco meno visto quanto si è protratta la stagione calcistica 2019-2020, Walter Zenga non ha una squadra da allenare. La sostituzione sulla panchina del Cagliari, che ha preferito Eusebio Di Francesco per rilanciarsi nel campionato appena concluso, è infatti l’ultima esperienza dell’ex portiere dell’Inter che, così stando le cose, starebbe pensando anche a un eventuale ritiro come tecnico. Nell’intervista concessa a ‘Libero’, il sessantunenne ha parlato del suo futuro, svelando anche un retroscena sul rifiuto a guidare il Crotone, che già aveva allenato nel 2017-2018, appena retrocesso in Serie B.

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“Non sembra che la decisione importante che sto per prendere sia quella di smettere di allenare, ma faccio il mister da vent’anni e da uno sono fermo”, ha iniziato l’ex Venezia, Palermo e Sampdoria, tra le altre. E infatti la voglia è così tanta da aver detto no ai calabresi: “Ho avuto un contatto con il Crotone, ma mi proponevano tre mesi e io volevo poter affrontare anche l’eventuale Serie B – ha spiegato ancora -. Ora ho bisogno di capire se qualcuno crede ancora in me“.

Calciomercato, Zenga su Donnarumma: “Sono altri tempi” | L’intervista dell’ex portiere dell’Inter

Ma Zenga non ha parlato solo del suo avvenire con il quotidiano ‘Libero’. L’ex portiere ha detto la sua anche su Gianluigi Donnarumma, sempre più vicino al Paris Saint-Germain dopo l’addio a parametro zero al Milan: “Conosco Gigio, è una bella persona. Sono altri tempi: al giorno d’oggi scelgono tutti così, ‘l’opzione migliore’, non la maglia“. Diventare una bandiera, o esserlo, è sempre più difficile, quindi.

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Una battuta, poi, è stata riservata anche alla Nazionale azzurra di Roberto Mancini, che venerdì ha inaugurato Euro 2020 con una vittoria convincente per 3-0 ai danni della Turchia. “Migliore in campo? Spinazzola. E anche Belotti per quello che ha fatto sul gol di Immobile: una corsa di 70 metri per abbracciare il suo compagno – ha detto -. Si vince con le squadre, non con i singoli“. Be’ sì, fin quando non si arriva ai rigori, a cui, però, non ha voluto ripensare.