Tarcisio Burgnich, dalla Nazionale alla Serie C da allenatore

Non solo roccia difensiva, Tarcisio Burgnich è stato anche allenatore in Serie B e Serie C, sedendo sulla panchina di diverse squadre.

Tarcisio Burgnich

Ha vinto un campionato Europeo nel 1968 e due anni dopo ha sfiorato la vittoria dei Mondiali. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, il compianto Tarcisio Burgnich, deceduto oggi all’età di 82 anni, ha intrapreso la carriera da allenatore, guidando anche squadre di Serie C e Serie B.

Non solo la Serie A sulle panchine di Catanzaro, Bologna, Como e Cremonese, ma anche tanta cadetteria e un po’ di terza serie hanno contraddistinto la carriera da allenatore dell’ex difensore di Ruda. Il suo percorso da allenatore è iniziato nel 1978 a Livorno, in Serie C1: sulla panchina dei labronici è rimasto per due stagioni. Un’esperienza da ricordare anche per la squalifica di sei mesi comminatagli in seguito ad alcune dichiarazioni sul Pisa. Sfiorò la promozione in Serie B prima di essere chiamato dal Catanzaro in massima serie, dove poi rimase per guidare il Bologna. Dal 1982 è iniziata una lunga esperienza in Serie B, allenando – in ordine – Como, Genoa e Vicenza.

Livorno
Livorno (Getty Images)

Addio a Tarcisio Burgnich, la carriera da allenatore

Segue un’altalena tra massima serie e cadetteria, tra Como, Catanzaro e Cremona fino al 1992 quando torna ad allenare in Serie C1. Viene scelto dalla Salernitana, che lo chiama per sostituire Gianni Simonelli a campionato in corsa. Resterà sulla panchina dei campani fino al termine della stagione, guidando l’ippocampo ad una salvezza con quattro vittorie, cinque pareggi e quattro sconfitte dopo l’esordio vittorioso contro il Barletta datato 1 marzo 1992.

Terminata l’esperienza in granata, è tornato ad allenare a dicembre dello stesso anno, su chiamata del Como, sempre in terza serie per poi tornare a Livorno, addirittura in Serie C2. La sua lunga carriera da allenatore è terminata in Serie B, guidando Foggia, Genoa, Lucchese, Ternana e Pescara. L’esempio di come un grande calciatore, campione d’Europa e vice-campione del mondo, possa “sacrificarsi” tornando sui polverosi campi di provincia, spinto dalla passione per quel calcio genuino ormai dimenticato. Tra i giocatori allenati e lanciati spiccano Roberto Mancini, David Di Michele, Fabrizio Miccoli, Marco Nappi, Francesco Galeoto, Ciccio Baiano e Stefan Schwoch.