Reddito di cittadinanza: barista offre 800€ al mese ma nessuno accetta

La denuncia di un commerciante napoletano: annuncio per un barman a 800 euro al mese ma le risposte sono poche. E lui accusa il reddito di cittadinanza

barista Napoli reddito di cittadinanza
Caffè (iStock)

Un annuncio per barista a Napoli, 800 euro al mese. E nessuno risponde, oppure preferiscono rifiutare e fare altro. E lui dà la colpa al reddito di cittadinanza. Questa è la “denuncia” di un commerciante napoletano a ‘Il Mattino’, in un’intervista che evidenzia ancora una volta la distanza enorme che c’è fra i datori di lavoro e chi invece il lavoro lo sta cercando, spesso anche con difficoltà. “Negli ultimi cinque mesi si sono licenziate tre persone, due solo nell’ultima settimana”, racconta Danilo, che gestisce un bar a Napoli.

“Ho chiesto personale tramite annunci su Facebook, anche su siti specializzati, ma i colloqui sono stati pochissimi e molti poi hanno rifiutato. Alla fine non ho assunto nessuno, alcuni mi hanno detto che non vale la pena di lavorare per 800 euro al mese. Secondo me aspirano al reddito di cittadinanza, anche perché in passato non ho mai avuto questo problema”.

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“Il reddito di cittadinanza mi ha rovinato”: offre 800€ al mese ma “nessuno vuole lavorare”. Le reazioni social

Nell’intervista al ‘Mattino’ ad un certo punto viene fuori qual era la proposta lavorativa di Danilo per chi ha risposto all’annuncio: “Ottocento euro al mese per lavorare dalle 6.30 alle 16.30 o dalle 14.30 alle 20.30”. E le reazioni social a quel punto sono state impietose: “Altro che reddito di cittadinanza, voi la gente volete sfruttarla”, il tono medio dei commenti. E c’è anche chi fa i conti in tasca al commerciante: “Se paghi 800 euro per 10 ore di lavoro non stai pagando neppure 3 euro l’ora, come pretendi che qualcuno sia entusiasta di farlo?”.

La risposta in realtà è già insita nell’intervista, alla legittima obiezione del giornalista sul salario forse troppo basso: “I miei bar sono al centro di Napoli e siamo controllatissimi: applichiamo alla lettera il contratto di lavoro. Con le mance si arriva anche a 1200, è più o meno quanto guadagno io come titolare. Non posso pagare di più, altrimenti devo alzare i prezzi”. Insomma, il classico cane che si morde la coda. E la sensazione che il sussidio del M5S, mai come in questo caso, c’entri veramente poco.