Serie B, Arturo Di Napoli: la storia di Re Artù

Arturo Di Napoli al Napoli, 1996 (Getty Images)

La carriera di Arturo Di Napoli, ex attaccante di Messina e Salernitana. Originario di Milano, Di Napoli è diventato nel tempo un protagonista del calcio di provincia, fra cui quello della Serie B.

Se ti chiami Arturo Di Napoli, la tua famiglia è di Napoli, e nasci a Milano, già da subito capisci che dovrai sgomitare per farti strada. Classe 1974, Arturo Di Napoli cresce proprio nelle giovanili dell’Inter, dove impressiona per le doti da grande numero 9. Il suo esordio in Serie B avviene nel 1993 quando, dalla squadra nerazzurra, attraversa lo stivale per trasferirsi all’Acireale. La prima stagione nel campionato cadetto non è delle migliori, ma dopo un anno in C1 al Gualdo, sale subito in A, per vestire la maglia del Napoli. 5 stagioni nella massima serie non particolarmente positive, tranne all’Empoli, dove realizza 11 reti a cavallo fra il 1998 e il 1999.

Serie B, Arturo Di Napoli: il sovrano della provincia

Di Napoli con la maglia del Messina (Getty Images)

Nel 2000 torna in B iniziando la sua ascesa al trono. 16 reti con la maglia del Venezia e promozione in Serie A. Successivamente passa al Palermo, Di Napoli è ormai un giramondo del nostro calcio, con i rosanero sigla 8 reti per poi avvicinarsi allo stretto e trasferirsi al Messina, dove vivrà la miglior parentesi della sua carriera. 19 reti in Serie B con i giallorossi e un’altra promozione. Insieme a Riccardo Zampagna, Di Napoli forma una coppia d’attacco pericolosissima anche in A, 22 reti nelle due stagioni in Sicilia dove gioca con continuità: il sovrano ha preso la corona. Dopo il terzo anno col Messina, Re Artù torna in C1 a 33 anni, dove gioca la miglior stagione della sua carriera dal punto di vista dei numeri. Ben 21 reti e un’altra promozione. Sul finire della carriera poi, il classe 1974 decide di scendere addirittura in Serie D, lasciando il segno anche fra i dilettanti. Gli ultimi acuti li trova con la maglia del Messina, un ritorno, e della Caronnese.

Giorgio Trobbiani