Da settembre 2018 il reddito di cittadinanza è entrato di diritto nel DEF. Il “rdc” è uno degli aspetti preponderanti della politica del Movimento 5 Stelle, e forse anche il suo simbolo, sin dal suo ingresso in politica.
Il provvedimento sul reddito di cittadinanza continua a tenere banco in questi giorni nella politica italiana. La manovra è ancora in fase di definizione, ma può già far riferimento a dei capisaldi fondamentali: lo stanziamento di 10 miliardi di euro a sostegno di 6 milioni e mezzo di cittadini che vivono in uno stato di povertà; l’assegnazione di un corrispettivo economico di 780 euro mensili, con una particolare attenzione riservata alle famiglie: in un nucleo familiare con genitori disoccupati e più di un figlio, il reddito ammonta a 1630 euro, mentre in una famiglia con genitori disoccupati e un solo figlio il reddito supera di poco quota 1000 euro. Coloro che potranno usufruire di questi vantaggi devono necessariamente: vivere in Italia da più di 10 anni; aver compiuto 18 anni; essere disoccupati; godere di una pensione che non superi la soglia della povertà. Questi sono solo alcuni dei punti su cui è focalizzato il reddito di cittadinanza.
In occasione di un dibattito avvenuto negli studi di Porta a Porta, Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio, ha denunciato la manipolazione del testo diramato dal Consiglio dei Ministri del 15 ottobre, con particolare riferimento all’articolo 9, in cui sarebbe stato inserito un condono più ampio di quello concordato con il M5S. La reazione da parte dei leader politici riguardo le parole di Di Maio non si è fatta però attendere, a partire dalle parole di Matteo Salvini, che sostiene che il testo non è mai stato modificato e che inoltre lo stesso Di Maio era presente al momento dell’approvazione del decreto.
A questa gatta da pelare si aggiungono dei limiti presenti nel reddito di cittadinanza, come ad esempio il problema risorse, con queste ultime che non sarebbero assolutamente sufficienti a soddisfare il fabbisogno di 6 milioni di italiani; o la mancanza di dati ufficiali che attestino il grado di povertà assoluta in Italia; o ancora, il problema relativo ai centri mirati alla reintegrazione dei cittadini poveri o disoccupati, che risulterebbero ad oggi antichi e bisognosi di personale adibito.
Sono dunque tempi duri per il vicepremier, convocato insieme a Salvini (che ha già annunciato la sua autoesclusione dall’evento) da Conte al prossimo Consiglio dei Ministri, in programma il prossimo sabato.
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