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Reddito di cittadinanza, per Renzi è un “Inno al lavoro nero”

Matteo Renzi (Getty Images)

L’ex Premier Matteo Renzi ospite su Rai 1 ha criticato duramente il reddito di cittadinanza recentemente introdotto dal Governo.

Ospite di Fabio Fazio su Rai 1 durante la scorsa puntata di Che tempo che fa, Matteo Renzi ha duramente criticato il reddito di cittadinanza introdotto dal Governo e voluto soprattutto dal Movimento 5 Stelle. “Non è un aiuto ai poveri, è un inno al lavoro nero” e ancora “l’elogio a chi non ha voglia di far le cose”: così lo ha definito l’ex Presidente del Consiglio.

Una posizione così dura nasce dalla considerazione che questa misura mette chi lo riceve in una condizione di dipendenza, senza realmente dare una mano. E a pagare le conseguenze del reddito di cittadinanza e di altre posizioni accondiscendenti, a suo avviso, saranno soprattutto i giovani e il Sud. “C’è un pezzo di Italia, soprattutto al Sud, che ha voglia di scommettere sulla qualità, sul mettersi in gioco, ma c’è un pezzo di sud che gioca sull’assistenzialismo”. Accanto a questa considerazione, quella che riguarda i tanti giovani disoccupati: “Se non diciamo ai nostri ragazzi provateci, avremo una generazione di rammolliti”.

Reddito di cittadinanza (e non solo) nelle parole di Renzi

Pur rifiutandosi di esprimersi in merito alle primarie e al suo voto, Matteo Renzi non si è risparmiato nell’attaccare il Governo in materia di politica estera. “Mi vergogno che l’Italia stia dalla parte di Maduro che leva le medicine ai bambini”. E aggiunge a proposito del Movimento 5 stelle: “Orgoglioso di aver detto no al Movimento 5 Stelle. È un partito che va in Francia e incontra i leader dei gilet gialli che vogliono fare un golpe”.

In merito alla fine della precedente legislatura e alla crisi del Pd spiega che un ruolo importante lo hanno avuto, a suo avviso, alcune misure in particolare. “Penso di avere perso molti più voti con l’immigrazione che con il Jobs act. Ma lo rifarei domani mattina, perché se devo perdere la faccia di fronte ai miei figli preferisco perdere i voti. Sulle unioni civili ho messo la fiducia perché era giusto, il mondo cattolico mi ha promesso che me l’avrebbe fatta pagare. Sullo ius soli bisognava avere più coraggio”.

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