Reddito di cittadinanza, nasce Io Italia, l’app associata per monitorare l’erogazione del sussidio

Di Maio (Getty Images)

L’obiettivo è l’incremento della comunicazione fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione: per questo è nata Io Italia, app ancora in fase di sperimentazione. 

Tra le novità introdotte dal reddito di cittadinanza, nasce anche l’app per monitorare gli acquisti effettuati attraverso il sussidio che lo Stato italiano sta normatizzando. L’applicazione io.italia.it è ancora in fase di test, ma presto sarà possibile scaricarla sui proprio dispositivi ed utilizzarla, come annunciato qualche settimana fa dal viceministro dell’Economia Laura Castelli. L’applicazione pensata dal governo servirà anche a fare luce sui possibili “furbetti”, ovvero quei cittadini che, pur non avendo i requisiti necessari, usufruiscano del contributo statale. Il commissario per l’Agenda digitale Diego Piacentini ha sottolineato l’importanza di questo nuovo strumento che “permette ai cittadini di ricevere messaggi dalla Pubblica amministrazione, di esprimere preferenze”. La nuova app non è ancora stata diffusa, ma durante la prossima estate inizieranno i primi test con un focus group di cittadini e con alcuni enti centrali e locali. Per il momento ad averla provata sono i cittadini di sette comuni italiani: “Milano, Torino, Palermo, Cagliari ma anche piccoli centri. Più l’Aci e l’Agenzia di riscossione”.

Reddito di cittadinanza: Di Maio propone la soluzione tecnologica

Il commissario per l’Agenda digitale spiega l’origine di Io Italia: “Lo staff di Di Maio ci ha chiesto una soluzione tecnologica per il reddito di cittadinanza. Noi abbiamo suddiviso il progetto in quattro blocchi tecnologici: chi ne ha diritto; il passaggio dei soldi dallo Stato al cittadino; il passaggio dei soldi dal cittadino al mercato; la valutazione a posteriori della pratica, la più importante perché risponde alla domanda: ha funzionato questa policy, sì o no?”. Piacentini precisa ancora che in Italia “ci sono 8 mila anagrafi che non si parlano tra loro. È del 2012 la legge per unificarle, diceva che tutti i comuni avrebbero dovuto migrare su un software comune, ma nel 2014 lo aveva fatto solo Bagnacavallo. Poi l’abbiamo presa in mano noi nel 2016 e da un anno è partita la crescita. A oggi sono entrati nell’Anagrafe nazionale più di 600 comuni con 9,5 milioni di abitanti”. Alla base c’è la volontà di una trasparenza concreta: “Nei prossimi sei mesi arriveremo a 20 milioni di abitanti. Il punto è che si fa la legge, si mandano le circolari e si pensa che magicamente tutto parta, ma non funziona così. Noi abbiamo lavorato con Sogei e introdotto i processi di gestione dei progetti, dal call center al software per la migrazione. Ora lo strumento c’è. Le amministrazioni che vogliono modernizzarsi, lo fanno. No al concetto: i dati sono miei e non li dò agli altri”.

Alessandra Curcio