Ascoli, ESCLUSIVO/Mario Petrone: ”Ecco com’è andata ad Ascoli. E su Petagna e Jankto…”

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    ASCOLI PETRONE – Dopo aver parlato di Serie B, con mister Mario Petrone abbiamo fatto una chiacchierata in ESCLUSIVA anche parlando di Ascoli, forse il capitolo più importante della sua carriera. Il tecnico è tornato sui motivi del suo esonero e di com’è andata veramente dal suo punto di vista. Queste le sue parole:

    Parliamo un po’ dell’Ascoli, club a cui è molto legato. Come vede la squadra di Maresca?

    “Il progetto è un progetto basato sui giovani. Sapevo già della filosofia del presidente e la condivido. Hanno acquisito un giocatore importante che è mancato negli ultimi anni, sto parlando di Buzzegoli, centrocampista di grande qualità, esperto, il giocatore giusto preso al momento giusto. Credo che sia il giocatore che abbia fatto fare il passo avanti nella fase dell’impostazione di gioco che è mancato anche quando c’ero io. E’ un bel mix di giovani ed esperti questo organico. Se l’ambiente rimarrà compatto, e non è facile visto che è un ambiente molto esigente, se i tifosi rimarranno vicini alla squadra e non ci saranno polemiche, si potranno divertire. Bisogna passare indenni i momenti di difficoltà che ci saranno. Anche io ci sono passato in prima persona. Quando ci era capitata la contestazione, anche qualche giocatore esperto non l’ha retta e quindi è stato un peccato perché è stato un anno travagliato. D’altronde, si sa, quando vinci è tutto bello, quando perdi sei un c…. Non esiste mai una via di mezzo”.

    Che idea si è fatto dei casi Cacia e Giorgi quest’estate? La loro cessione ha fatto molto discutere.

    “Nello specifico non lo so, conosco il presidente e sarà certamente successo qualcosa. Se il presidente ha avuto una chiusura totale vuol dire che ha voluto totalmente cambiare strategia, cambiare progetto. E’ un pensiero vissuto dal di fuori, però, il mio. Per cambiare così, dall’oggi al domani, penso sia successo qualcosa, anche solo dal punto di vista strategico”.

    Che ricordi ha dell’esperienza ad Ascoli, culminata con la promozione in Serie B quasi inaspettata?

    “Io ho fatto tutto quello che quel momento richiedeva. Quando il presidente mi diceva: ”Mister, tu con me lavorerai per anni”, io gli rispondevo che sarei stato il pioniere di questa nuova società, nuova nel calcio e nuova ad Ascoli. Con dei progetti nuovi. Io sarei voluto essere il pioniere, ma ad Ascoli è difficile che un allenatore rimanga a lungo, anzi io ho battuto un record, ho fatto 17 mesi. Rinnovai anche fino al giugno 2017. 20 giorni prima mi era stato fatto il rinnovo e poi è arrivato l’esonero da parte del presidente che ha ceduto alla contestazione della piazza. Dopo di me ci sono state altre contestazioni, Mangia è stato cacciato a due giornate dalla fine e anche Aglietti ha avuto le sue difficoltà lo scorso anno. Non mi sbagliavo, ma non perchè non avevo fiducia nel presidente, ma perchè conosco le dinamiche del calcio di un ambiente che voleva tutto e subito. Noi avevamo fatto un’impresa perché vincere subito il primo anno e andare in Serie B non è da tutti. Il Benevento ci ha messo dieci anni ad arrivare in B, e un solo anno ad andare in A, per dire come delle volte è il calcio. Sono 20 anni che faccio questo lavoro e queste situazioni le fiuto”.

    Lei ad Ascoli ha allenato dei giovani Jankto e Petagna che ora giocano in A e sono in rampa di lancio verso squadre importanti. Che giocatori sono?

    “Noi dovevamo prendere due giocatori dall’Udinese. il Direttore mi fece vedere una lista di nomi e io da quella lista indicai subito Jankto. Aveva grandi capacità propositive, doveva lavorare sull’aspetto del non possesso, ma è un ragazzo che dà sempre tutto. Ha la cultura del lavoro e non molla mai, si allena sempre a mille. Lavora per sè e per la squadra. E’ un ragazzo che risponde in pieno alle mie esigenze lavorative. Jankto io l’ho fatto giocare da subito. Petagna veniva da una fase down, era un po’ scocciato dal mondo del calcio, era un po’ deluso, non aveva avuto richieste. Io avevo parlato con i suoi agenti, Fulvio Frangiamone e Beppe Riso, e poi con il ragazzo in prima persona. Avevo fatto una chiacchierata con lui e da subito gli avevo dato fiducia. E’ un ragazzo che ha bisogno di questo. Non a caso lui ha sempre evidenziato in Gasperini la persona che più gli ha dato fiducia, ha bisogno di questo. Ha grandi potenzialità e poi tanto è grande quanto è buono. E’ un ragazzo serio, educato, rispettoso. Appena riesce ad esprimere in pieno tutte le sue potenzialità non sarà da meno rispetto ad un giocatore come Bobo Vieri, perché per me ha quelle capacità, ha quelle caratteristiche”.

    Marco Orrù