Reggina, Foti non molla: ”Voglio lo stadio nuovo”

Pasquale Foti (Getty Images)

 

REGGINA FOTI – Lillo Foti da qualche giorno non è più il Presidente della Reggina, dopo 27 anni in cui ha ricoperto varie cariche del club amaranto. Ha fatto un passo indietro, pur mantenendo il 77% delle quote della società, a causa dell’arresto, il 9 luglio, dell’allora vice presidente Gianni Remo, accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Un’inchiesta che non riguarda affatto la Reggina ma che ha messo in discussione il certificato antimafia del club, con la richiesta di interdittiva arrivata sul tavolo del prefetto di Reggio Calabria, come riporta La Gazzetta dello Sport. Proprio al quotidiano milanese, Foti spiega cosa succederà in futuro: ”Ho chiesto ai legali: cosa devo fare per mettere al riparo la Reggina da qualsiasi rischio? Mi hanno prospettato questa strada e ora sono tranquillo. È stato doloroso rinunciare alla presidenza ma ho fatto un passo indietro per amore di questa società. La Reggina non c’entra nulla, in passato ho subito diversi atti minatori(i negozi bruciati, la testa di bue, ndr ) ed è paradossale immaginare ora un accostamento con la mafia. Non mollo, anzi. Ho progetti importanti per la Reggina. Il mio sogno è lo stadio: un teatro da 15 mila posti, costo 15 milioni. Cento tifosi, anche dall’estero, hanno dato la disponibilità ad acquistare i palchi contribuendo a finanziare l’opera. C’è la volontà delle istituzioni e la spinta della Lega di B. Sono in contatto con due imprenditori del Nordest interessati a entrare nella Reggina per un progetto non solo calcistico, legato allo stadio. Io manterrò la maggioranza, ma non voglio che la mia presenza sia un ostacolo, sono pronto a far crescere il club assieme ad altri. La Reggina ha un marchio forte che ha rappresentato l’intera Calabria, è un’officina che ha formato campioni del mondo come Perrotta, ha una gestione oculata con 8 milioni di costi, 6 di ricavi e il resto coperto dalle plusvalenze. Se riscuote interesse, non è di certo un caso”.

Marco Orrù