Avellino, Galabinov: ”Una famiglia di pallavolisti, a me manca solo di giocare in porta”

Andrej Galabinov (getty images)

 

AVELLINO GALABINOV – Andrey Galabinov è la sorpresa di questo Avellino. Una famiglia di pallavolisti la sua. Nonno, papà e mamma pallavolisti di livello internazionale, i primi due anche allenatori, il fratello gioca in A2. Lui però prende la strada dell’altro nonno, giocatore degli anni ’70. Ecco le sue parole a La Gazzetta dello Sport: ”La porta è l’unico posto in cui non sono mai stato, e sì che mi hanno provato ovunque. Poi mi sono fermato in attacco… Al Cska Sofia stavo per passare dalle giovanili in prima squadra e mi ritrovai a ricominciare in un Paese nuovo. Sono stato fermo quasi 2 anni, e allenarsi senza giocare è durissima. Poi la Primavera a Bologna e una girandola di prestiti. Otto squadre in 5 anni. Spesso non riuscivo a spiegarmi perché non giocavo. Mi allenavo bene, venivo chiamato in causa e facevo pure meglio, la partita dopo niente maglia. Magari ora gioco perché sono migliorato. Fuori dal campo studio lingue, sto imparando il russo. Tra libri e allenamenti di tempo ce n’è poco, e di solito lo passo al cinema. Un paio di volte a settimana è un appuntamento fisso. Di calcio ne vedo tantissimo, pure 5 gare al giorno. Ma non ho mai guardato uno pensando di voler essere come lui. Dai campioni puoi prendere qualcosa ma senza fermarti lì, quelle cose poi devi pure farle. Rastelli? Mi piace come il mister vede il gioco. Con lui si lavora tanto, anche dal punto di vista tattico, e siamo partiti col piede giusto. Il segreto? Sfruttiamo le nostre potenzialità. E le 3 gare perse potevano andare diversamente. L’obiettivo di squadra è chiaro, 50 punti per salvarci, poi vediamo. Il sogno? La A, segno più che posso per arrivarci quanto prima”.

Marco Orrù