Bari, Torrente: Quanto è dolce Genova…

Vincenzo Torrente con la maglia del Genoa

Non può essere una partita come tutte le altre per tanti motivi. Genoa-Bari di stasera, valevole per i sedicesimi di finale di Coppa Italia, non sarà un match come gli altri per l’allenatore dei pugliesi Vincenzo Torrente. Come potrebbe esserlo quando da calciatore hai vestito la maglia dei rossoblù per 15 anni e per gran parte di questi sei stato il loro capitano. E come può esserlo se per altri 7 anni hai cominciato ad allenare in quella società tra Allievi, Beretti, Primavera e Vice in Prima squadra?

No non sarà una partita come tutte le altre. Per uno che è stato pescato dal settore giovanile della Nocerina ed è stato portato nella città della Lanterna a soli 19 anni per poi diventare una bandiera, un simbolo e un capitano. Dove ha disputato da titolare la splendida cavalcata in Coppa Uefa della stagione 1991/1992, con in squadra gente come Skuhravy, Collovati, Branco, Aguilera, Signorini e in panchina Osvaldo Bagnoli.

Per uno che è diventato l’idolo della Gradinata Nord, storico feudo del tifo genoano, colui che è il terzo in classifica per ordine di presenze con la maglia del Genoa 412, dietro solo a Ruotolo e Becattini. E chissà, magari stasera saranno i figli di quei tifosi che gremivano la gradinata Nord di Marassi 20 anni fa a salutare con un applauso l’attuale tecnico del Bari.

Per uno che terminata la carriera da giocatore è subito entrato nel settore tecnico del ‘Grifone’ e ha allenato soprattutto i più giovani, insegnando loro tutto quello che ha imparato nei suoi anni di carriera svezzando tanti ragazzi che adesso calcano i campi della Serie A. ”Un giorno vorrei allenare il Genoa – ha detto alla vigilia della partita Torrente – Ma prima devo fare bene qua e fare un pò di gavetta. Emozione? Si!! Spero che duri poco, per 90 minuti dovrò tifare contro la mia squadra del cuore”.

Per questo e molto altro non può essere una partita come tutte le altre… Vero Vincenzo?

di Marco Orrù