La pazienza non fa parte del (nostro) calcio

Stefano Vecchi (getty images)
Stefano Vecchi (getty images)

SERIE B CARPI / CARPI – Se per tenersi il posto non basta nemmeno essere al primo anno assoluto in Serie B dodicesimi, a sei punti dai play off e con otto lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione… beh, vuol dire che davvero la pazienza, almeno alle nostre latitudini, non fa parte del nostro sport, del nostro calcio.

L’esonero di Stefano vecchi, ormai ex allenatore del Carpi, è l’ennesima dimostrazione di come la pazienza, la progettazione, la voglia di aspettare e di far crescere in maniera graduale un progetto (ammesso in generale che esista) siano delle doti e dei punti cardini sconosciuti al nostro mondo pallonaro. Se in Inghilterra ci sono manager capaci di resistere 26 anni su una stessa panchina o altri a cui vengono offerti prolungamenti di contratto fino al 2020, qui alla prima sconfitta già si parla, si sussurra, si parla di un possibile, cambio, un possibile ribaltone, che poi è diventata una spiacevole abitudine.

Purtroppo c’è poco rispetto del lavoro di un allenatore, il primo e quasi sempre l’unico a pagare per gli errori globali, c’è una lacuna sotto a voce programmazione che fa venire i brividi. Ora, che questo breve articolo non venga interpretato come un attacco frontale al Carpi e alla sua gestione manageriale. Qui si vuole soprattutto puntare il dito contro una mentalità diffusa che fa sì che gli allenatori vengano trattati come impiegati usa e getta, che fa sì che i vari Zamparini possano cambiare due o tre guide tecniche all’anno, come se questo possa dare continuità di risultati e svolte insperate.

Il lavoro si crea passo dopo passo, allenamento dopo allenamento, anche sconfitta dopo sconfitta. Una caduta, seppur pesante, non può giustificare un esonero. Deve cambiare la mentalità del nostro sistema calcio, sotto vari punti di vista, ma certamente deve migliorare la considerazione che una società deve avere nei confronti di un tecnico, tra l’altro assunto con cognizione di causa (si spera, ovviamente) dalla società stessa.

Facile confermare tutti dopo una vittoria per 5-0: intelligente è farlo dopo una sconfitta, se si è convinti delle proprie scelte di partenza. Altrimenti, che senso avrebbe tutto questo?