Miccoli, chiedere scusa non basta. Vogliamo la dignità nello sport

PALERMO MICCOLI FALCONE CONFERENZA STAMPA / PALERMO – Chiede scusa a tutti Fabrizio Miccoli, dopo le indecorose uscite sul giudice Giovanni Falcone svelate da alcune intercettazioni telefoniche che l’avevano sorpreso al telefono con Francesco Guttadauro, figlio del boss mafioso Lauricella, in cui appellava l’ex magistrato palermitano come ‘fango’. Piangente e apparentemente pentito, l’ex attaccante del Palermo non si è nascosto. Resta ora da vedere se il suo pentimento sia reale, o se semplicemente la sua sia stata la parte giocata di fronte a una situazione che l’ha messo con le spalle al muro. Perché c’è un’Italia intera e indignata contro di lui, ora, un’Italia che si è sentita insultata nella propria memoria e che chiede la sua radiazione a vita. Forse, anzi, sicuramente, le sue parole ‘commosse’ non serviranno a restituirgli di fronte al popolo italiano quella dignità e quel rispetto che si conviene a una persona rispettata. A chi vi scrive non resta, in maniera dissociata e assolutamente al di là di ogni sentimentalismo, riportare le frasi di un uomo che in questi giorni ha perso meritatamente molto. Invischiato con uomini d’onore, la cosa che Miccoli ha perso di più in questi istanti, in questo periodo è proprio questa: l’onore. E se dovessi vergognarmi a dire queste cose, spero che non si mi facciano premere più i tasti di questa tastiera.

“Non dormo da tre giorni – le parole del giocatore riportate da Repubblica – sono uscite cose che non penso. E ho dimostrato con i fatti che non sono un mafioso e che sono contro la mafia. Ho dimostrato nel ventesimo anniversario della morte di Falcone partecipando con magistrati e tanti altri al ricordo del giudice. Sono qui per chiedere scusa alla città. Sono un padre di famiglia e cerco di fare crescere i miei figli nella legalità. Sono un calciatore e non un mafioso”.

Un padre di famiglia, caro Miccoli, queste cose non le fa. Tanto meno esporre la propria, di famiglia, a sevizie mediatiche che non fanno altro che aggravare la posizione di persone che in questa storia c’entrano poco o nulla. Oltre al fatto che chi continua a soffrire, come i parenti del giudice Falcone, si trovano di fronte a un’altra testimonianza di quanto il nostro Paese sia lontano dal meritare il rispetto che quell’uomo voleva dargli. Serve la radiazione, a vita, caro Miccoli. Via dal calcio, che dovrebbe esprimere i valori opposti a quelli dimostrati in questi giorni. Via dal calcio, che continua a perdere credibilità, adepti, appassionati, persone, dignità. Via dal calcio. Vogliamo che il nostro sport sia pulito. Qui si parla di mafia, sullo sfondo, all’orizzonte, ma si parla soprattutto di rispetto. D’onore.

Marco Macca