Shock Almeyda: “All’Inter finii in coma. E quel favore alla Roma il giorno dello scudetto…”

Nella sua biografia pubblicata qualche giorno fa dal titolo “Almeyda, Anima e Vita”, l’ex giocatore di Parma, Lazio e Inter Matias Almeyda ha svelato alcuni retroscena della sua esperienza italiana che sicuramente faranno parlare. In particolare, Almeyda ha raccontato del suo vizio dell’alcol ai tempi in cui giocava in maglia nerazzurra: “Per tutta la carriera ho fumato e bevuto. Bevevo vino come se fosse coca cola. Una volta ad Azul sono finito in coma etilico. Per smaltire ho corso cinque chilometri finchè non ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Poi ho visto tutta la mia famiglia intorno al mio letto e credevo fosse il mio funerale”.

Rivelazioni shock anche riguardo il periodo a Parma: “Ci facevano delle flebo che mi permettevano di sentirmi capace di saltare fino al soffitto. Una volta, poi, dopo che avevo litigato con Stefano Tanzi, prima la polizia mi sequestrò la macchina e poi, giorni dopo, quella nuova mi fu rubata dal garage. Inoltre Milosevic, anche lui in conflitto con la società, ebbe gli stesi problemi. Una volta a mia moglie sentì delle voci provenire da casa: non mancava nulla, ma c’era una manta sulla parete fatta con olio di macchina. Era un messaggio mafioso“. E quel ‘favore‘ fatto alla Roma il 17 giugno 2001, giorno di Roma-Parma (conclusasi 3-1), partita che consegnò lo scudetto ai giallorossi: “Alcuni compagni del Parma ci hanno detto che i giocatori della Roma volevano che noi perdessimo la partita. Che siccome non giocavamo per nessun obiettivo, era uguale. Io ho detto di no. Sensini, lo stesso. La maggioranza ha risposto così. Ma in campo ho visto che alcuni non correvano come sempre. Allora ho chiesto la sostituzione e me ne sono andato in spogliatoio. Soldi? Non lo so. Loro lo definivano un favore…“.

E le flebo sospette: “A Parma ci facevano una flebo prima delle partite. Dicevano che era un composto di vitamine, ma prima di entrare in campo ero capace di saltare fino al soffitto. Il calciatore non fa domande, ma poi, con gli anni, ci sono casi di ex calciatori morti per problemi al cuore, che soffrono di problemi muscolari e altro. Penso che sia la conseguenza delle cose che gli hanno dato”.

Tutto questo gli ha causato gravi problemi, che lo hanno portato anche alla depressione: “Dopo due infortuni, ai tempi dell’Inter, iniziarono i problemi. Pensavo e pensavo. Un giorno non sentii più la mano e quello dopo avevo perso la sensibilità di metà parte del corpo. Una psicologa dell’Inter mi diagnosticò attacchi di panico e prescrisse una cura, ma non le ho dato retta. Dopo che mia figlia mi dipinse come un leone triste e stanco, capii che dovevo fare qualcosa e allora da quel giorno prendo quotidianamente antidepressivi ed ansiolitici. Le chiamo le pillole della bontà, mi rendono più buono…”.