Calcioscommesse Grosseto, prende la parola il Presidente Camilli: ”Sono un uomo per bene, non un delinquente”

Piero Camilli

 

Nel processo sul calcioscommesse in corso questi giorni a Roma, ha preso la prola questo pomeriggio il Presidente del Grosseto Piero Camilli, che si deve difendere dalle accuse che gli provengono da più parti, con la sua squadra condannata in primo grado alla retrocessione in Lega Pro. Vediamo alcune delle sue parole: ”Ho visto mio figlio piangere dopo le richieste avanzate dal procuratore Palazzi e questo mi ha fatto male: nè io nè soprattutto la mia famiglia meritiamo questo. Il legale della Nocerina mi ha definito delinquente, ma dovrebbe rivolgersi così ad altre persone – ha dichiarato Camilli davanti alla Commissione Disciplinare -. Non lo merito. Sono una persona per bene. Ho cominciato in seconda categoria e mai sono stato sfiorato da vicende del genere e sono 22 anni che sono nel mondo del calcio”. Contro di lui pesano le accuse dell’ex ds Andrea Iaconi, “un uomo dalla dubbia moralità”, come l’ha definito lo stesso patron dei toscani.”Quando avrei parlato della presunta combine con lui? Ditemelo, per favore. Non ci sono riscontri certi, tutte accuse ‘de relato’, ho letto le carte cento volte: la partita non l’ha forse combinata Carobbio con gli zingari? E perchè allora Carobbio non fa mai il mio nome in modo diretto? E perchè la Procura di Cremona non mi ha mai cercato, nè iscritto nel registro degli indagati?”, ha chiesto Camilli. “Palazzi parla di una grave crisi tecnica del Grosseto prima della partita contro l’Ancona, ma avevamo raccolto 6 punti nelle ultime tre partite. E secondo voi io dovevo comprare il pareggio avendo una squadra più forte? Le accuse nei miei confronti non sono giuste”.

di Marco Orrù