Serie B, ESCLUSIVO/ con Simoni 22 cambi in panchina. Ma conviene sempre?

Gigi Simoni

Con l’addio di Gigi Simoni alla panchina del Gubbio, salgono a 22 i cambi di allenatore in Serie B, dieci in più della passata stagione dopo lo stesso numero di giornate. Ma davvero sostituire il tecnico porta sempre a un miglioramento dei risultati? Statistiche alla mano, la risposta sarebbe no. In tutta la Serie B, sono solo due i casi in cui l’arrivo di un nuovo allenatore ha inequivocabilmente cambiato le sorti della squadra. L’esempio più evidente è il Brescia, che con Scienza aveva raccolto 19 punti in altrettante partite e, passato a Calori, ne ha già ottenuti 27 in 12 gare, addirittura senza subire neanche un gol nelle prime 10. L’altro caso è quello del Varese: Maran ha ereditato da Carbone una squadra che dopo 7 giornate galleggiava nelle zone basse della classifica con appena 6 punti e solo 2 gol fatti, e l’ha riportata a lottare per i playoff totalizzando 43 punti in 24 partite. In realtà, per quanto ancora troppo recente per essere giudicato, anche il Bergodi-bis a Modena ha portato a un deciso cambio di rotta (10 punti in 4 gare), ma il suo predecessore Cuttone aveva viaggiato a medie leggermente più alte di quelle della prima gestione del tecnico di Bracciano (1 punto a partita contro 0.93). Nella maggior parte dei casi, invece, il cambiamento è stato praticamente nullo. E’ quanto ad esempio è successo – almeno secondo le statistiche – alla Sampdoria, dove Atzori e Iachini hanno ottenuto risultati pressoché identici: 1.47 punti a partita per il primo, 1.44 per il secondo. Lo stesso discorso si può fare per la Reggina: nelle prime 21 giornate Breda aveva ottenuto una media di 1.48 punti, nelle ultime 10 Gregucci ha viaggiato a 1.50 a gara. Un leggero miglioramento c’è stato a Livorno e ad Ascoli, ma la stagione deludente degli amaranto e la penalizzazione nel caso dei bianconeri non permettono di apprezzare a pieno gli sforzi di Madonna e Silva: in realtà il primo ha conquistato in media 1.27 punti a partita, 0.27 in più di Novellino, mentre il secondo ha fatto ancora meglio con una media di 1.33 punti contro lo 0.69 di Castori. Il Gubbio? I numeri dicono che Simoni aveva fatto leggermente meglio di Pecchia, 0.95 punti a partita contro 0.7, ma evidentemente non era abbastanza. Gli umbri sono la sesta squadra a cambiare allenatore più di una volta in questa stagione ma, a parte il caso già citato del Modena, difficilmente i risultati sono stati quelli sperati. All’Empoli è stato il ritorno di Aglietti a portare più punti (8 in 5 partite) mentre gli interregni di Pillon e Carboni (rispettivamente 1.00 e 0.8 punti a partita) si erano fermati sostanzialmente alle stesse medie della prima gestione del tecnico toscano (0.86). Al Grosseto la media migliore è quella di Peppe Giannini, che aveva conquistato in media un punto e mezzo a partita prima di abbandonare per incomprensioni col presidente Camilli. Al Vicenza il periodo migliore è stato quello di Cagni (26 punti in 21 partite, Baldini ne aveva ottenuti solo 3 nelle prime 8), ma Beghetto, ancora senza punti dopo due partite, si è seduto sulla panchina dei veneti da troppo poco tempo per poter esprimere un giudizio. Alla Nocerina invece sono bastate due sconfitte per Campilongo per decidere di sciogliere consensualmente il contratto richiamando Auteri, che ha viaggiato a medie costanti in entrambe le sue gestioni (0.76 e 0.75). Per onore di cronaca, in due casi cambiando allenatore i risultati sono addirittura peggiorati. Al Crotone, Menichini, già l’anno scorso esonerato e poi richiamato, aveva ottenuto 25 punti in 23 partite (media 1.09), mentre Drago che l’ha sostituito è fermo a quota 7 punti in 8 gare (media 0.88) e aspetta ancora la prima vittoria. Sono solo 2, invece, i punti raccolti da Salvioni in 7 gare sulla panchina dell’Albinoleffe (media 0.29): il suo predecessore Fortunato ne aveva conquistati 23 in 24 partite, con una media di 0.96. Non servivano le statistiche per sapere che il tecnico dei bergamaschi è dato a rischio almeno da due giornate a questa parte. Ma davvero la colpa è sempre dell’allenatore?